Invito a Belgrado

Questo post raccoglie annotazioni, impressioni, aneddoti e foto della mia esperienza come Visiting Scholar presso l’Università di Belgrado. L’obbiettivo non è solo quello di mettere ordine nei ricordi ma anche quello di raccontare a grandi linee in che cosa consiste un reaseach stay, o soggiorno di ricerca che dir si voglia. Inoltre sarà un’introduzione ad alcuni dei post futuri, in cui pubblicherò le foto più belle (qui metterò solo alcune anteprime che chi mi segue su instagram avrà già intravisto) e qualche informazione turistica.

Ma vengo al dunque. Già dalla fine del 2014 ero in contatto con alcuni studiosi della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Belgrado, per l’esattezza con il professor Miroljub Jevtic ed il suo assistente, che mi avevano contattato grazie ad una mia pubblicazione on-line sulla pagina di Academia.edu sul tema della Scienza politica della religione, materia che tratta temi di sempre più stringente attualità e che ha avuto grande slancio proprio dall’attività nata a Belgrado nel 1993.

In genere per ottenere un posto come Visiting Researcher o Visiting Scolar è necessario fare una precisa richiesta ed essere accettati, nel mio caso sono stata più fortunata perché si è trattato appunto di un vero e proprio invito. Lo scopo di queste iniziative in ogni caso è quello di approfondire i propri studi e le proprie conoscenze su un determinato tema e/o avviare una collaborazione in vista di obiettivi comuni. Ai ricercatori e agli studiosi invitati viene inoltre richiesto di tenere delle lezioni e di collaborare attivamente alle attività dell’istituzione ospitante, in modo che ci sia un mutuo scambio che porti un arricchimento per tutti.

Abbiamo deciso che per il momento due settimane avrebbero potuto essere sufficienti allo scopo, ed abbiamo fissato la partenza il primo di dicembre. Mezzo prescelto: treno. Tragitto: Lubiana – Zagabria – Belgrado, 10 ore filate sull’antica rotta dell’Orient Express (certo con molti meno comfort).

L’arrivo alla stazione di Belgrado nel tardo pomeriggio, dopo aver attraversato l’enorme città ormai avvolta dall’oscurità ma rischiarata da migliaia di luci, dopo aver avuto una strana e rarissima impressione, quella che il luogo dove ero appena arrivata era qualcosa di immenso e di straordinario.

Ad attendermi c’era Marko, anche lui ricercatore e assistente, che si era già occupato di tutte le pratiche burocratiche per rendere possibile la mia trasferta. Finalmente ho scoperto anche la singolare ubicazione del mio alloggio, che non avevo ancora colto: l’appartamento si trovava proprio dentro all’università, per la precisione all’ultimo piano dell’edificio che ospita la facoltà di Scienze Politiche.

Ma prima di poter godermi un po’ di relax nel monocale, avevo già un impegno. Alle 19.00 aveva luogo infatti una conferenza del Forum per l’uguaglianza e la giustizia sociale (ФЕСП) sul tema del dialogo inter-religioso. Relatori i rappresentanti delle maggiori confessioni religiose presenti a Belgrado, un prete ortodosso, uno cattolico, un rabbino ed un imam. La conferenza si teneva in lingua serba, dunque non ci ho capito quasi nulla, tuttavia non ho potuto fare a meno di notare l’incredibile partecipazione degli studenti. Nonostante l’orario, l’aula era gremita e a fatica si riuscira a trovare un posto in piedi:

Il giorno successivo è stato dedicato alla visita guidata dell’università e della biblioteca al mattino, nonché alla traduzione di alcuni vocaboli in cirillico (tipo quelli necessari per le ricerche bibliografiche sul catalogo online) e ad altre lezioni e presentazioni al pomeriggio. E’stata infatti annunciata la mia lezione prevista per la settimana successiva ed ho avuto modo di fare alcune conoscenze tra gli studenti ed il personale dell’Università. Il giovedì finalmente c’è stato l’atteso colloquio con il professor Jevtic, appena rientrato da una conferenza in Argentina, per la discussione del mio progetto. Gentilissimo e disponibile, il professore ha dimostrato grande interesse e fiducia nei confronti della mia ricerca, e questo mi dà una grande motivazione ancora adesso. Il colloquio è stato seguito da invito a pranzo e ulteriori meeting nel pomeriggio. Al venerdì mattina ho preso parte ad una interessante conferenza internazionale sul tema del ruolo dei mass media nei processi di transizione politica:

Il pomeriggio del venerdì l’ho passato in biblioteca, per poi rendermi conto che la prima settimana era già trascorsa! Troppo presto.

Sabato mattina ho finalmente riposato un po’ e mi sono ripresa da tutta la stanchezza e la tensione accumulata. Al pomeriggio mi sono equipaggiata come per una spedizione polare e sono (finalmente) partita per l’esplorazione della città. Ancora non avevo visto nulla, anche perché la Facoltà di Scienze Politiche si trova fuori dal centro e non esiste ancora una metropolitana, quindi capire il funzionamento dei trasporti ed imparare le fermate ed i numeri delle coincidenze dei tram e dei bus in una città così grande non è stato molto semplice, anche se gli abitanti del posto hanno sempre cercato di essermi d’aiuto. La prima tappa è stata il magnifico tempio di San Sava, la chiesa ortodossa più grande del mondo, ancora incompiuta al suo interno, la seconda tappa (su consiglio di una studentessa incontrata sull’autobus) Knez Mihailova, la via centrale dello shopping e dei mercatini natalizi:

Domenica 6 dicembre era il mio compleanno. L’ho festeggiato con un giro turistico che comprendeva Tasmajdan, uno dei più bei parchi della città, il Parlamento, la Posta, piazza della Repubblica ed il caratteristico quartiere gitano di Skadarlija:

La seconda settimana è proseguita tra la biblioteca della facoltà e la postazione di studio allestita direttamente nella mia stanza, un monolocale molto accogliente e dotato di tutti i comfort (a differenza del treno). L’attività di ricerca è stata abbastanza intensa e frenetica, perché il tempo volava davvero in fretta. In sostanza il mio lavoro consisteva nel raccogliere tutte le informazioni possibili per portare a termine un articolo e renderlo adeguato per la pubblicazione su una rivista scientifica.

Nel frattempo, facilitata anche da una insolita e fittissima nebbia che toglieva ogni ambizione turistica, mi sono limitata a prendere confidenza con l’Università, sperimentando anche il fantastico “ristorante dei professori” (ambitissimo dagli studenti per i quali è un luogo misterioso ed inacessibile – così come il mio monolocale di cui tutti ignoravano l’esistenza) e l’aula di studio che si svuotava solo a tarda sera.

Oltre a qualche colazione e qualche caffé in compagnia, quasi ogni pomeriggio mi sono concessa anche una breve passeggiata per il quartiere periferico di Vojvode Stepe, dove si trova la mia facoltà e dove i turisti non si avventurano mai. Ho così avuto modo di conoscere e di sperimentare un po’ la vita locale, e di avere conferma dell’incredibile e proverbiale cordialità del popolo serbo. Al lunedì sera ho fatto anche una breve ma molto intensa uscita con una carissima ragazza conosciuta a lezione, che tra le altre cose mi ha spiegato cosa significa avere 10 anni e vivere sotto i bombardamenti, e sopravvivere, dopo la guerra, in una città distrutta. Tra tutte le cose questa conversazione è stata quella che più mi ha lasciato il segno. Nonostante siano passati 17 anni ricordo ancora quando qui sentivamo il rumore dei caccia diretti dalla base di Aviano in Jugoslavia per colpire gli “obiettivi strategici”. Proprio in Europa, vicino a noi, oltre a 2500 civili, sono morti anche 89 bambini. A Belgrado un toccante monumento li ricorda con la statua che stringe un pupazzo a forma di coniglietto. La scritta, sulle ali da farfalla dietro di lei, dice: “Eravamo solo bambini“.

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Negli stessi giorni ho dovuto portare a termine anche la mia presentazione per la “lecture” che ero stata invitata a fare, e che non ero riuscita a concludere prima della mia partenza. Il tema era quello delle politiche apocalittiche, argomento che sto sviluppando da qualche mese a questa parte e che a marzo sarà anche oggetto del mio seminario presso l’Università di Trieste. Nonostante qualche mia ineliminabile incertezza nell’inglese, ho avuto un buon riscontro da parte degli studenti, e sono piuttosto soddisfatta dell’andamento della lezione.

Dopo la mia lecture c’è stata un’interessante lezione sull’influenza della religione sulla condizione e sull’emancipazione femminile e a seguire una cena presso un ristorante locale che abbiamo raggiunto a piedi. Mi sono fatta consigliare il piatto tipico, che è molto simile ad uno che abbiamo anche noi a Trieste: i cevapcici!

Anche il venerdì è stato dedicato quasi interamente alla ricerca, anche sentivo che il tempo non sarebbe stato abbastanza, né per il mio articolo, né per l’immensa città che ancora si estendeva là fuori in gran parte ignota.

Nell’ultimo weekend, nonostante il mio corpo mi suggerisse di non uscire dal letto, mi sono fatta forza e ho deciso di portare a termine anche il mio compito (autoimposto e non richiesto da nessuno) di scattare quelle ultime 1000 foto che ancora mancavano all’appello. Al sabato mattina ho visitato la National Library, che ospitava un’esposizione temporanea sui manoscritti moderni, i fumetti e le riviste illustrate della Serbia:

Al pomeriggio ho visto tutto quello che ancora non avevo visto in città, ossia il palazzo del Ministero degli Esteri diventato un monumento nazionale dopo i bombardamenti NATO di cui porta ancora tutti i segni, Savamala (la città vecchia), con le sue strade ripide e i suoi graffiti, il mercato con i suoi tetti a scacchi bianchi e rossi, e la città fortificata di Kalemegdan con la splendida vista sul punto in cui il Danubio incrocia la Sava:

Alla domenica la tappa più attesa: Novi Beograd, con le impressionanti architetture socialiste della Titoville, e una camminata quasi iterminabile per fare l’impossibile, cioé riuscire a vedere anche la cittadina di Zemun, antico e caratteristico villaggio di pescatori che si trova lungo il Danubio:

Lunedì, ultimo giorno, è stato dedicato alla raccolta di libri e documenti, agli ultimi appunti e al colloquio finale con il professore per fare il punto della situazione e stabilire il mio piano d’azione futuro. Ah, anche alle pulizie dell’appartamento che volevo lasciare come lo avevo trovato. Le riflessioni le ho rimandate ai giorni successivi: durante il viaggio di ritorno in treno ero troppo stanca e stavo ancora elaborando i consigli sul mio artcolo.

E’ dunque questo il post(o) giusto per tirare le somme. La realtà è che sono grata molte volte. Sono grata per aver avuto gli strumenti per completare un’importantissima ricerca, sono grata per aver potuto arricchire il mio curriculum con un’esperienza così significativa, sono grata per aver avuto la possibilità di visitare una città magnifica e di conoscere la sua storia leggendaria e tragica, sono grata per aver conosciuto delle persone fantastiche, gentili ed appassionate nel loro lavoro. Sono grata, più di tutto, prima di tutto, perché qualcuno ha creduto in me. Mentre cerco un briciolo di entusiasmo per portare avanti questo lavoro per cui nessuno mi paga, mentre penso che ho visto troppe volte distruggersi i sogni dietro ai quali ho sprecato metà della mia vita, e non ho più la voglia di formularne altri, penso che la Forza (oh, sì, proprio la Forza, aspettatevi i prossimi 30 post su Star Wars) può venire solo da lì. Da chi per un momento ha creduto in te ed ha voluto darti una possibilità. E tu sai che tutto quello puoi fare, tutto quello che devi fare, è solo dimostrargli che non si sbagliava.

21 commenti

  1. Che post meraviglio hai scritto Stella!
    Innanzitutto lasciati fare i complimenti per la tua apertura mentale e la tua cultura, nonchè la tua voglia di conoscenza.
    Penso proprio che sia stata una bellissima esperienza, una iniezione di fiducia verso te stessa (peccato non avere retribuzioni per tanto lavoro che non sminuiscono l’interesse primordiale ma l’incentivano, si deve pur mangire), l’apprezzamento che ti è stato riconosciuto è grande cosa. Sei stata dettagliata e precisa tanto che ho sentito la tua stanchezza e non mi sarei alzata neanche io dal letto, ma la caparbietà è figlia dell’intelligenza emotiva.
    Grazie per avermi fatto conoscere una parte della tua vita e questa interessante città. Grazie per le belle foto e aspetto… 😉
    Buona SERATA, IN RELAX 🙂

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    • Grazie a te per il tuo bellissimo commento! Ci ho messo un po’ per elaborare tutte le impressioni, tutti gli eventi e dare loro una forma coerente… insomma dare loro un senso. Quello che sempre cerchiamo nella nostra vita. Riuscire a trovarlo, nonostante tutto, è forse il risultato più grande.
      Molto spesso penso (ho la certezza) di aver sbagliato tutto, avendo investito la mia giovinezza, la mia intelligenza (o perlomeno quella curiosità intellettuale che si può definire come tale, nonostante un genio io non lo sia mai stato), il mio entusiasmo, tutte le mie energie, nella direzione sbagliata. Avrei potuto avere il mondo e non ho neanche 5 euro per fare benzina. A volte mi chiedo anche se verrò punita per tutto questo o se la punizione la sto’ già scontando.
      In ogni caso tue parole piene di affetto mi hanno riempito il cuore e mi hanno fatto fare un grande sorriso. E un grande sospiro liberatorio. Forse è proprio il momento di concedersi un po’ di relax…
      Un grandissimo abbraccio, buona serata anche a te! ❤

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      • Penso che non hai sprecato niente della tua vita. Hai creduto in ciò che ami, la verità è che su questa Terra (se si esclude qualche piccola oasi) la meritocrazia è una parola inesistente, soprattutto in Italia. E’ vero che di soli ideali non si vive, speriamo davvero che qualcuno abbia la voglia di darti ciò che meriti, anche materialmente.
        Non è consolatorio ciò che ti dico, ma anche io avrei avuto la “fortuna” (?) di avere tanto nella vita, ma ho scelto la strada più difficile e meno renumerativa. Ma non me ne pento.
        Ho me stessa.
        Un abbraccio, i tuoi post li adoro perchè mi fanno viaggiare, riflettere, capire.

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        • E i tuoi (post e commenti) mi riempiono sempre di positività e di serenità. Penso sia una fortuna per chi ti sta vicino poter assorbire questa energia. Io riesco a coglierla e ti dò ragione: quello che siamo diventati forse è l’unica cosa che potevamo essere, forse è la migliore 😉

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  2. Molto interessante, ha il valore di un reportage e quindi di un’informazione e conoscenza di ambienti fuori dalle mie consuetudini, ma per te penso sia un’esperienza che unita a quelle cui tu accenni, prima o poi per forza daranno dei frutti. Stai vivendo una splendida avventura, dico avventura perchè aperta a sviluppi. Hai i numeri per trarne soddisfazioni e… di che vivere nel modo che ritieni a te più conforme 🙂

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    • Ti ringrazio molto per le belle parole, la fiducia e l’ottimismo, ho particolarmente bisogno di tutto ciò in questo periodo! 🙂
      Sei sempre molto gentile e attento nei tuoi commenti, è un piacere avere un tuo riscontro.
      Come già accennato in altre occasioni non so proprio quali e quanti frutti raccoglierò… intanto ho messo tutto per iscritto… un giorno quando finirò a raccogliere i pomodori (che sarebbe anche una bella prospettiva rispetto a quelle attuali) valuterò se saranno i frutti giusti o meno 😉
      (… i pomodori sono dei frutti, vero…?)

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      • I pomodori sono dei frutti, confermo. Pur precisando, che sono più adatti a farne delle salse che delle macedonie.
        Ma prima che i pomodori diventino oggetto delle tue deliziose mani, penso che dipenda anche da te, decidere se continuare ad allargare (mi riferisco ovviamente al tuo destino lavorativo) o stringere in cambio di ragionevoli entrate di denaro. Sacrifici già li stai facendo, ma probabilmente stringendo per assicurarti del denaro, altri sacrifici dovrai fare solo che – sempre probabilmente – i secondi sacrifici potrebbero essere di gradimento minore.
        Conta che le hai le premesse per una scelta. Il che non è da tutti. I numeri li hai. Forse il colmo è nel tuo caso, sapere amministrarli.

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        • Non è una questione di scelta. Il fatto è che studiando e lavorando (come ho sempre fatto) non posso essere al livello degli studiosi tedeschi, olandesi o americani che hanno a disposizione 3000 euro/dollari al mese fin dal dottorato per dedicarsi solo alla ricerca. In sostanza qualsiasi sacrificio (passato, presente o futuro) è inutile. Se escludiamo appunto le esperienze come questa 🙂

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            • Ma di che! Grazie a te della sempre gradita opportunità di fare una chiacchierata virtuale. Quanto alle tessere non lusinghiere, ne ho a pacchi, e ne distribuirò finché posso. Fossi stata furba e avveduta, sarebbe bastato fare il dottorato in Germania… mi prendo tutte le mie responsabilità (e ne ho) e cerco di stringere i denti! Come ho detto ho dei compiti da portare a termine quindi anche volendo ormai non posso mollare! 😉
              Buona serata!

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    • Grazie di cuore, ma figurati! Sono io che ti ammiro per il tuo lavoro e ti invidio per il posto in cui vivi!
      Quanto a me, niente da mitizzare: se la mia vita fosse un film, al momento attuale sarei la comparsa in un B movie… d’altronde c’è ancora tempo per qualche ruolo di rilievo… chessò, potrei diventare un serial killer oppure Batman… staremo a vedere! 😉

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  3. io sono certo che saprai dimostrare che non si sbagliava! Ti conosco da poco ma ho “imparato” ad apprezzare la tua intelligenza e la caparbietà che metti nell’elaborazione dei tuoi post : che poi non sono altro che un riflesso e un timbro della tua vita. Quindi continua così e ti auguro con tutto il cuore di riuscire in quello che credi. Se posso permettermi ti lascio un abbraccio 🙂

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    • Grazie per l’interessamento! Tra un po’ dovrei pubblicare anche il contenuto di questa lezione, anche se non so ancora se in italiano o in inglese.
      La prima parte del discorso riguarda l’apocalisse nelle credenze religiose di ebraismo, cristianesimo e islam. La seconda parte alcune manifestazioni politiche contemporanee che si possono definire apocalittiche in quanto contengono elementi escatologici e messianici. Io cito tre casi in particolare: USA, Iran e Stato Islamico. Nel caso degli USA mi riferisco alla religione civile americana e alla credenza apocalittica nell’impero dei tempi finali, che governerà il mondo “nella pace e nella giustizia”. Nel caso dell’Iran parlo della politica di Ahmadinejad, dei rapporti con l’ayatollah Khamenei, e della credenza shiita nel ritorno dell’ultimo Imam, segno della fine dei tempi. Nel caso dello Stato Islamico mi riferisco all’uso propagandistico della profezia di Dabiq. Dabiq è una città a nord di Aleppo dove secondo alcuni profeti avrà luogo la battaglia finale, una sorta di Armageddon. La profezia è stata citata da Al-Zarqawi ed è diventata una specie di slogan dell’ISIS, nonché titolo della sua rivista ufficiale.
      L’immagine delle Sabine faceva da sfondo al discorso sul mito politico di Roma e la profezia apocalittica nel cristianesimo (ma l’ho presa solo perché era una delle migliori tra quelle in alta risoluzione). L’altra immagine è l’apocalisse descritta nel Corano 🙂

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      • Quindi Armageddon non è la fine del mondo come tutti abbiamo pensato, ma l’arrivo di una giustizia divina che rimetterà tutto a posto.
        No sò perchè ma il ragionamento mi fà pensare alla Guerra Santa, come se l’apocalisse non foss’altro che un tentativo per giustificare prevaricazione su altri popoli in nome di una religione, tutto in nome di un dio per preservare i propri valori religiosi o più esplicitamente un potere politico.
        Chiaramente come profezia del Cristianesimo ti riferisci alla fine di Roma che coincide con la fine del mondo, ma si potrebbe anche leggere il comportamento dei romani come il comportamento degli americani cioè un tentativo per imporre il proprio potere facendolo passare come corretta ed equa giustizia.
        Nel caso dell’Iran ho letto qualcosa, ma anche lì sento tantissimo solo una lotta per il potere, invece riferito all’Isis bisogna dare alle truppe dei riferimenti morali e ideologici alti è quindi cosa c’è di meglio che una giustizia divina e una battaglia finale (che tra l’altro hanno già perso in passato a Poitiers, Vienna e Lepanto!).
        ps1. Avevano ragione i delfini!!! 🙂
        ps2. Se pensi che abbia scritto delle minchiate dimmelo pure, ne hai tutti i titoli!
        un abbraccio Vanni

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        • Armageddon propriamente è una località: Tel Megiddo, in Israele, dove avrebbe dovuto avere luogo la battaglia finale tra le forze di Dio e le forze del male. (Dabiq ha esattamente lo stesso ruolo). Per estensione poi “armageddon” ha finito per indicare una catastrofe finale ed ad essere accomunato con l’apocalisse.
          Apocalisse a sua volta non significa fine del mondo (!) ma “rivelazione”, dal greco apo-kalypto, “togliere il velo”. L’Apocalisse (libro di Giovanni) è infatti la “rivelazione divina sulle cose che stanno per accadere”. Secondo l’interpretazione religiosa dovrebbe essere un messaggio di speranza, perchè annuncia la battaglia finale e i grandi sconvolgimenti che precederebbero il giudizio universale e l’instaurazione del regno di Dio.
          Nella cultura popolare “apocalisse” ha finito per indicare semplicemente la fine catastrofica del mondo.
          Nell’accezione politica, si definisce “apocalittica” (secondo alcuni autori, tra cui me XD non è una teoria diffusissima, perlomeno in Italia nessuno ha ancora scritto nulla a riguardo) ogni sovrapposizione tra l’azione politica ed un’attesa messianica (=riguardante l’arrivo di un Messia) ed escatologica (=riguardante le cose ultime).
          Nel caso di Roma ad essere apocalittica non è solo la sua fine (annunciata nel libro di Daniele) ma la pretesa di essere l’impero che dominerà il mondo fino alla fine dei tempi. Questo è l’aspetto apocalittico ripreso da ogni tipo di imperialismo, e gli USA sono l’esempio più eclatante.
          E’ un discorso un po’ difficile da riassumere, dimmi anche tu se pensi abbia scritto qualcosa di poco chiaro 😉

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