Un giorno il mondo vedrà la luce che hai sognato

“Perché la tua morte brutale mi ha devastato così tanto? Non dovremmo esserci abituati, ormai? Così sono morti molti dei nostri amici e compagni negli ultimi 5 anni, con una morte non meno brutale della tua: non dovremmo essere ormai diventati insensibili al dolore che provoca?

E’ forse perché sento che questa è la nostra lotta, e che noi dovremmo sacrificarci da soli? Che nessun altra vita oltra alla nostra avrebbe dovuto essere sprecata? E’ forse perché sento in qualche modo che non siamo riusciti a proteggere uno straniero che era più vicino a noi di quanto lo siano alcuni dei nostri connazionali? E’ forse perché sento che tu volevi per noi quello che noi volevamo per noi stessi e per il nostro paese, e per questo ti hanno fatto pagare il prezzo più caro? Lunghe ore di tortura come punizione? Non riesco nemmeno a permettere a me stessa di cominciare a pensare a quello che ti hanno fatto passare, al fatto che dovevi camminare su quel percorso di dolore, per noi, per noi, per migliaia e milioni di uomini e donne egiziane. Per noi, sei morto per noi, mi soffermo su tutti questi pensieri e sono piena di rabbia. Sì, si, sei in ogni possibile senso “uno di noi”, portiamo il tuo martirio con molto orgoglio, sei l’ultimo martire della nobile rivoluzione in cui hai creduto così tanto.

Tu hai scelto di combattere per una causa che non era tua, ma tuttavia era diventata così tanto la tua, da farti essere lì per coloro che stanno lottando per la propria vita, da farti essere lì in tempi molto pericolosi, il che rende il tuo gesto ancora più nobile ed eroico, e scommetto che tu non sei mai andato in giro sentendoti un eroe.

Mi dispiace così tanto, così tanto, così tanto che nessuno di noi era lì per te in quel momento, nel momento in cui più avresti avuto bisogno di vedere un sentimento umano, un occhio gentile. Loro ti hanno ucciso e questo mi dice che mai hai perso la tua fede, io sto cercando di mettere il mio dolore nelle parole, ma questo dolore travolge qualsiasi espressione.

Dobbiamo assicurarci che la tua vita breve ma molto significativa, e il tuo sacrificio, non siano vani. Spero che un giorno costruiremo un grande centro di ricerca accademica nel cuore del Cairo, la città che tu amavi tanto, un centro che porti il tuo nome e la tua storia e accolga gli studiosi del tuo calibro. Un giorno tutto sarà giusto. Un giorno, l’Egitto vedrà la luce che hai sognato per il fratello che non hai mai incontrato. Possa Dio benedire e celebrare la tua anima un milione di volte. Non ho parole sufficienti per esprimere il mio dolore, o per rendere giustizia al tuo eroismo.”

Moataza Salah Abdel Sabour

Il Cairo, 7 febbraio 2016

Giulio-Regeni

Nel giorno dei funerali di Giulio Regeni, pubblico questa libera traduzione del toccante messaggio diffuso su facebook dall’attivista egiziana Moataza Salah Abdel Sabour, come segno di gratitudine e rispetto verso Giulio, e di vicinanza verso la sua famiglia e tutti coloro che ne piangono la tragica scomparsa.
Il messaggio originale su:
https://www.facebook.com/events/534392236720559/permalink/535210626638720/
Segnalo altri due articoli degni di essere letti:
Giulio Regeni: la faccia pulita del nostro paese, di Cristian Sesena:
http://www.glistatigenerali.com/media/giulio-regeni-il-sorriso-del-martire/
Il detenuto-desaparecido Giulio Regeni poteva essere salvato, di Gennaro Carotenuto:
http://www.gennarocarotenuto.it/28047-il-detenuto-desaparecido-giulio-regeni/
[Le immagini utilizzate in questo post possono essere soggette a copyright.]

7 commenti

    • Anch’io non posso farne a meno… per quanto lui fosse incommensurabilmente più brillante di me (dottorato a Cambridge, ho detto tutto), avevamo scelto lo stesso percorso, studiavamo materie simili, e lui era oltretutto originario di un paese vicino al mio.
      Nonostante questa vicinanza, non ho aderito alle mozioni accademiche nate sulla scia di questi fatti. Credo che venga snaturato tutto il valore del lavoro di Giulio Regeni nel momento in cui si chieda “protezione per gli studiosi e libertà di ricerca in Egitto”. Lui prima che uno studioso era un essere umano, cittadino tra i cittadini, lavoratore tra i lavoratori, e la verità che ricercava non era di certo un privilegio accademico, ma un diritto esteso a tutta la società.
      Quanto alla verità sull’accaduto, ovviamente non la conosceremo mai, ce lo impediranno gli interessi politici ed economici in ballo. La luce che lui sognava secondo l’autrice del messaggio, si inizierà a vedere quando finiremo di raccontarci tante frottole al riguardo.
      Ovviamente non sappiamo quanto la lettera che ho riportato corrisponda ai fatti, ma nell’enormità dell’accaduto mi sembrava l’unica testimonianza in grado di cogliere la dimensione quasi eroica, da tanto sovra-umana e dis-umana, di questa morte assurda.

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      • Concordo completamente con la tua analisi, come si fa a non essere indignati e arrabbiati!! Io ritengo Giulio alla stregua dei desaparecidos Argentini e Peruviani o gli studenti scomparsi in Messico, il suo e i loro sono un crimine contro l’umanità tutta, un crimine dato da regimi totalitari che non guardano in faccia a nessuno, regimi che nella maggior parte dei casi sabbiamo bene da chi vengono appoggiati, la tortura, i voli della morte, tutte cose assolutamente agghiaccianti, qualcuno diceva che non c’è bestia più pericolosa dell’uomo.

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